EUROPEAN BIKE WEEK 2008
Cari aMici Randagi, di seguito il racconto della nostra avventura in terra Austriaca in occasione del 10° European Bike Week.
Cari aMici Randagi, di seguito il racconto della nostra avventura in terra Austriaca in occasione del 10° European Bike Week.
Tutto ha inizio nel capannone di Luca mercoledì 3 settembre alle ore 21.00 quando un piccolo manipolo di Centauri Randagi si raduna per verificare il carico delle proprie moto e distribuirlo nel modo migliore tra i partecipanti.
In questa occasione fanno il loro debutto tre giovani (e meno giovani) promesse delle due ruote:
Ivan su Ducati Monster 696
Maurizio su Triumph Bonneville T100
Sergio su Honda Shadow 600
Il clima comincia già a scaldarsi e le aspettative dei partecipanti per la missione che li attende crescono a dismisura. Il prode Samuele cerca di gasarli con racconti fantastici dell'edizione precedente quando con un solo compagno/passeggero di nome Brex aveva già sconfinato in terra straniera e sporcato il suo bolide di polvere austriaca e, ancora meglio, bevuto ettolitri di birra circondato da un numero spropositato di motori scoppiettanti. Gli organizzatori avevano stimato per il 2007 qualcosa come 60.000 moto e 100.000 persone e prevedono in aumento la partecipazione per il 2008. Il solo peniero di un simile pauroso raduno fa rabbrividire i nuovi adepti e li motiva quanto basta per appiattirsi il culo lungo i 550 km che ci separano dalla meta.
Samuele su Sportster 883RAltri partecipanti della radunatat pre-partenza sono gli illustri, nonchè senatori del Club,
Davide su Bonneville Black
e Luca con il suo nuovo e fiammante Sportster 883.
Caricate le moto i Gatti Randagi ritornano alla tana e si danno appuntamento per l'indomani mattina alle 8.30 alla pasticceria 2000 di Marotta, luogo storico e inizio di ogni uscita del Gruppo.
E così ha inizio: giovedì mattina, in diversi luoghi, in diversi modi, ha inizio la vestizione dei centauri, ognuno con il suo stile ma tutti con lo stesso obbiettivo. Nulla è lasciato al caso, guanti giacche, protezioni, antipioggia a portata di mano (la previsone meteo ci vuole bagnati in Fiuli Venezia Giulia). Pure le moto subiscono un ultimo check (sacchi a pelo ben legati, tende ancorate saldamente al telaio) le strigliamo e le puliamo come purosangue pronti per la corsa della vita. Un rapporto quasi simbiotico nasce tra noi e le nostre moto, estrema è la fiducia che riponiamo nel nostro cavallo meccanico. L'antico legame che legava cavallo e cavaliere viene riscoperto e rivissuto in versione moderna ma sempre con la medesima intensità.
Mentre ci colazioniamo arriva in supporto da Ancona Massimo su TDM 900 con l'inseparabile moglie Mary.
Al via abbiamo pure una fotografa e un camera man pronti ad immortalare la partenza. Sono quasi le 10.00 e finalmente mettiamo la prima, neanche ce ne accorgiamo e ci ritroviamo in formazione perfetta lungo la A14. La formazione si snoda come segue: Capo Branco è Samuele, seguono Luca, Maurizio, Sergio, Ivan, Massi e Mary, l'ingrato compito di chiudere il gruppo spetta a Davide. Il Gruppo Gatti Randagi mette subito alla prova il suo affiatamento sperimentando i primi timidi sorpassi secondo un ancora non rodato schema: Samuele come apripista manifesta la volontà di sorpassare gli ignari veicoli che lo precedono lampeggiando le sue freccie sx, Davide da buon gregario dal fondo della fila inizia la manovra di sorpasso e si pone come una diga tra noi e gli indisciplinati automobilisti che via via sfilano avanti risalendo la nostra formazione e cedono uno alla volta lo spazio per il sorpasso a noi centauri. Uno, due, tre sorpassi e cominciamo a muoverci come una unica entità! 100 km e siamo già fermi per il primo rifornimento. Altri 100 km e siamo di nuovo fermi nei pressi di Bologna per un tamponamento tra autoarticolati, ma per fortuna le due ruote ci aiutano a sgusciare dall'ingorgo e a riprendere la nostra marcia.
Man mano che saliamo verso nord iniziamo ad incontrare sempre più moto e ne vediamo sempre di più parcheggiate nelle varie aree di sosta. Tante sono le pause fino a Faaker See, ne contiamo 5 per rifornimento e per sgranchire le ossa, ma non abbiamo fretta. Finalmente superiamo il confine di Stato e dopo poco siamo ad "Harleywood", una strada a due corsie circonda il lago di Faak e per una settimana si gira solo in un senso, un fiume ininterrotto di moto romba sia di giorno che di notte e tutt'intorno, fin dove arriva lo sguardo ci sono moto e stand.
Una fiera smisurata di moto, accessori, abbigliamento, tutto a misura di centauri, veri o improvvisati, ognuno trova la sua dimensione e si gusta l'evento. Ma subito ritorniamo alla realtà: dobbiamo trovare un posto per accamparci! E qui inizia la parte più difficile, tentiamo invano in più campeggi e un polizziotto ci ricorda che il libero campeggio è proibito! Alla fine decidiamo di creare una task force, due moto e tre di noi partono in pattugliamento. Mossi dalla disperazione importuniamo la titolare di una stazione balnerare offrendole denaro per dormire sul suo lido ma lei con estrema calma e disinvoltura intuisce due parole di italiano (soldi e campeggio) e dopo aver proferito con il marito improvvisa una telefonata ad un amico che sta dall'altra parte del lago. Infine ci trova un campeggio e per ricompensarla le chiediamo tre birre (almeno la consumazione in cambio del disturbo) ma la signora si rifiuta di farcele e ci dice di correre per occupare il camping perchè il suo accordo con il gestore ha una scarsa durata temporale.Troviamo il camping, paghiamo e andiamo a recuperare il Gruppo che intanto gozzoviglia a base di birra. Ora è tutto in discesa e la tensione si scioglie. In rapida sequenza le tende si alzano, ci facciamo una doccia rigenerante e ce ne andiamo a cena (costarelle e salsiccie) a piedi. E pure una crepe banana e nutella! Visita agli stand e poi a letto. Qualcuno si addormenta addirittura in autobus prima di rientrare al campeggio!
La pioggia accompagna il nostro sonno e al mattino uno stormo di anatre pascola liberamente tra le tende, Ivan ne dà notizia al Gruppo ma noi crediamo che sia colpa dell'alcool e lo ignoriamo. Solo dopo ci rendiamo conto che ci sono per davvero ma non chiediamo scusa ad Ivan per averlo creduto ancora ubriaco. Colazione al bar dove Davide si improvvisa San Francesco e decide di sfamare tutti gli uccellini del parco, l'esperimento ci costa un panino e una fetta di salame. Da improvvisati ornitologi iniziamo a discutere sulla intelligenza e sulla furbizia di alcuni esemplari e constatiamo lo stato narcolettico di un povero passero che proprio non riesce a conquistarsi un tozzo di pane. Rifocillati saltiamo a cavallo delle nostre moto e iniziamo la nostra parata attorno al lago per poi sparpagliarci tra gli stand per acquisti.
Passiamo così la mattina e ci riincontriamo per pranzo, poi ancora una volta ci separiamo. Alcuni di noi decidono di provare le famose Rocket della Triumph, un bestione da 2.300 cm cubici. Esperienza affascinante, nonostante le dimensioni il peso non si sente e messa la 5 ci si dimentica di avere il cambio: è un'automobile a due ruote! Tolti i panni da triumphisti ci mischiamo nuovamente tra la folla e contiinuiamo a spulciare le bancarelle attratti dalle numerose moto preparate de veri customizzatori. Non abbiamo visto una moto simile all'altra e alcune erano praticamente irriconoscibili, avevano perso l'antica sembianza da moto commerciale ed erano ormai una celebrazione della fantasia dell'uomo. Dettagli che non ci saremmo nemmeno azzardati di immaginare, eppure qualcuno li aveva pensati...e realizzzati! Di seguito un esempio lampante!!!Stanchi nel fisico ma non nel morale torniamo in campegio, doccia e di nuovo fuori per cena, stavolta si magna porco allo spiedo con patate, e scusate se è poco!
Dopo la cena un giro e poi un gruppo opta per tornare in tenda mentre i rimanenti vengono condotti dal veterano Samuele al villaggio notturno dove leggiadre fanciulle di elevata estrazione sociale invitano gli indifesi motociclisti a bere qualcosa all'interno del loro tendone! Una birra e anche noi andiamo a dormire.
La mattina arriva presto e la schiena ne risente ma da uomini duri ci alziamo e andiamo a fare il nostro dovere: lo shopping!
Avendo visitato ormai tutte le aree della manifestazione decidiamo di fare un fuori porta e di cercare un posto per mangiare nei paesi limitrofi. Percorriamo una decina di km ma non c'è aria di locande allora chiediamo ad una delle massime autorità dell'arte culinaria del luogo: un muratore appollaiato su un impalcatura ma parlando solo austriaco ci fa due gesti e ci indica una strada. Per me ci ha mandato a cagare ma i miei compagni di viaggio insistono che erano le indicazioni per il ristorante. La verità è che troviamo il posto ma è troppo tardi e non ci danno da mangiare. Affranti facciamo dietro front e torniamo dal costarellaro ma non prima di esserci fatti rifiutare da un altro ristorante lungo la strada. E costarella sia!
Il pomeriggio continua con momenti di shopping puro, compriamo pure le coperte dell'Orange County Chopper!. Secondo l'ormai consolidato schema ripetiamo il rituale campeggio-doccia-cena e ci presentiamo pieni di coraggio da un ambulante Taiwanese o Cinese che ci propone una specie di spaghetti con un sacco di cose (non saprei indicare con precisione gli ingredienti), il pappone si rivela comunque sorprendentemente commestibile e lo ingurgitiamo d'un fiato fino a saziarci e rinunciando a degli squisiti salsiccioni da passeggio (uno spiedo di 50 cm).
Arriva il buio e parte del Gruppo torna a far visita alle fanciulle della sera precedente per un piccolo report fotografico. Torniamo infine dai nostri amici che già dormono e ci lasciamo morire esasuti.
Il cielo inclemente ci piove addosso e ci regala una notte bagnata e mette alla prova il nostro morale che comunque non si abbatte anche se abbiamo 600 km di autostrada ad attenderci al risveglio. Esaurito il sonno, uno ad uno ci alziamo e cominciamo a caricare le moto con più cose dell'andata, smontiamo le tende e partiamo. Subito la pioggia ci aggredisce ma teniamo duro e, mentre centinaia di centauri si fermano a bordo strada, noi contiinuiamo sotto l'acqua fino alla prima area di sosta. Qui approfittiamo per fare colazione e qualcuno per impermeabilizzarsi. Fatto sta che la pioggia non cala e noi dobbiamo partire, ma la fortuna ci sorride e il cielo si apre e ci permette di arrivare asciutti fino a casa eccetto che per un breve ma intenso spruzzo d'acqua verso Faenza. Ancora in formazione perfetta continuiamo a battere strada in direzione di Marotta quando all'altezza di Pesaro, respirando aria locale il Capo Branco chiama il "rompete le righe" e regala lo schema libero alla pattuglia che lo seguiva disciplinato.
1, 2, 3 secondi e Ivan scompare all'orizzonte per farsi ritrovare al casello di Marotta. All'arrivo ci salutiamo e, così come ci siamo incontrati il primo giorno, ci sparpagliamo: Massi e Mary proseguono per Ancona, Sergio e Maurizio per Senigallia mentre Samuele, Davide, Luca e Ivan si dirigono alla dimora Talevi per l'ultimo bicchiere. Spero con questa sintesi di aver colto il senso di questo viaggio, sicuramente ho dimenticato qualcosa, non vogliatemene.